Ormai questo blog viene usato giusto una volta l’anno, per pubblicare questo post… e ci accontenteremo, almeno per ora!
È giunta l’ora quindi delle 10 canzoni dell’anno! Quest’anno ha visto l’introduzione di Spotify nella mia vita, e più di qualche artista d quelli qui sotto elencati è stato scoperto (o riscoperto) proprio per questo!
Jeremy Soule, Dragonborn: un collega ha nominato la colonna sonora di “The elder scrolls V: Oblivion”, e pur non avendoci mai giocato, mi sono innamorato della colonna sonora, perfetta soprattutto per i giorni di pioggia! Brano simbolico qui riportato
Avenged Sevenfold, Hail to the king: scopro il metal a più di trent’anni, ma tant’è… bel brano, non male il gruppo
Sonata Arctica, Letter to Dana: idem come sopra, scoperto per la playlist collaborativa “nomi” fatta in ufficio
Dulce Pontes, Alfonsina y el mar: trasferito il concetto delle playlist a tema dall’ufficio alla mia raccolta di CD, ho finalmente ascoltato alcuni dei brani dei CD di Dulce Pontes che avevo comprato un paio di anni fa, e questo spicca per bellezza
Joe Bonamassa, No good place for the lonely: Joe è il mio artista dell’anno, scoperto ed innamorato, tanto da andare nella sua crociera blues l’anno prossimo; gli ultimi due album sono al momento i miei preferiti, e la seconda metà di questo con super assolo stupendo
Delta Rae, I will never die: Gloria anche ai gruppi Indie, questo il mio preferito dei due CD che hanno finora pubblicato
Fabrizio De André, Anime salve: dopo anni se non decenni, ascoltata finalmente una raccolta, e scoperti tanti brani stupendi; prendo questo simbolicamente
Erik Satie, Gymnopedie I: un po’ di musica classica, Satie in generale molto bello
Colin Hay, Maggie: canzone scoperta per caso sempre dalle playlist tematiche, tristissimo ma ritmico e quindi un accostamento di sentimenti particolare. Subito imparato!
Rage against the machine, Killing in the name: il brano più bello da suonare, e secondo me anche da aver ascoltato dagli spalti, a Rockin’ 1000 Firenze 2018
Finisce un altro anno, ed è tempo per un’altra playlist! Le dieci canzoni significative del 2017, qui sotto elencate!
Hans Zimmer – Journey to the line: dalla colonna sonora di “The thin red line”, unica cosa che si salva di quel film; l’ho sempre ritenuta bella, ma questo brano in particolare una volta visto dal vivo diventa indimenticabile!
Pearl Jam – Black (Eddie Vedder): una delle pochissime canzoni che apprezzo dei Pearl Jam, ma la versione solista di quest’anno fatta da Eddie a Firenze, in ricordo di Chris Cornell, è stata un’emozione unica
Wye Oak – Civilian: scoperta con “Longmire”, bel ritmo, un connubio di elettronico e grezzo molto ben riuscito
Katzenjammer – Bad girl: il gruppo è un po’ un mischione di cose, ma questa canzone è davvero accattivante e suonata live rende davvero molto!
Iron Maiden – The prophecy: canzone scelta in modo del tutto simbolico, per indicare un anno in cui l’ascolto degli Iron Maiden è stato a dir poco spasmodico! Gruppo preferito, non c’è niente da fare
Bryan Adams – Summer of ’69: torna in auge dopo anni, per un solo motivo: sentirla dal vivo, considerando che è stata la prima canzone che io abbia mai imparato, è stato indimenticabile
Queens of the stone age – No one knows: non ho partecipato alla reunion di Rockin’ 1000 quest’anno, perché non mi entusiasmava come evento, tuttavia mi ha fatto scoprire questa canzone, di cui mi piace un sacco l’energia (il basso!)
Marketa Irglova – Without a map: breve ossessione di fine anno, con questa canzone da “Muna”, album che preferisco meno rispetto a “Anar” di Marketa. Canzone con un bel significato, anche se un po’ troppo religiosa (c’è un “Padre nostro” alla fine…)
Glen Hansard – Bird of sorrow: forse era già in classifica un paio di anni fa, ci ritorna in quanto la versione solo voce e piano che Glen ha suonato nel tour di questa primavera dà un tocco ancora più malinconico al tutto
Dublin Delayed – Big-eyed boy: questa entra di diritto in classifica, in quanto prima canzone che abbiamo composto nel gruppo! Al momento non disponibile online, resta privilegio di chi partecipa ai nostri live 😉
Un anno fa ho pubblicato quella che ho considerato essere la mia playlist del 2015, ovvero una decina di canzoni che ho scoperto o riscoperto nell’anno, e che ho ascoltato in modo ossessivo durante quell’anno.
Dato che era stata una cosa carina da fare, la ripropongo anche per quest’anno: ecco perciò la mia playlist del 2016, in ordine sparso ed assolutamente non esaustiva 🙂
Bruce Springsteen – Land of hope and dreams con questa canzone, Springsteen ha aperto il concerto del 2 luglio a San Siro, che ho potuto godere dagli spalti. Da allora, non appena inizia mi viene la pelle d’oca, in qualunque contesto
AC/DC – It’s a long way to the top (if you wanna rock n’ roll) tante le canzoni belle al concerto dei Rockin’ 1000 di quest’anno, ma quella che più mi dà i brividi da riascoltare (in versione originale, in attesa del disco ufficiale del concerto!) è questa: la ripresa dopo il primo assolo delle cornamuse, giravi lo sguardo a destra e vedevi i batteristi colpire lo snare con un braccio alzato… fantastico
Dire Straits – Romeo & Juliet quest’anno mi ha dato l’occasione di impararla come si deve, e di suonarla al matrimonio di amici davanti a tutti gli invitati, e per di più in un duo inedito, e questo la porta di gran carriera in questa lista
Traditional – The wild rover più di qualche canzone è uscita durante la vacanza a Dublino ed in Irlanda di quest’autunno, ma questa scala la classifica in quanto associata ad un lungo viaggio in macchina in compagnia 😉
Birdy – Skinny love da quest’autunno ho una band, e delle cover che facciamo questa è stata la scoperta migliore: voce e piano, più che sufficienti per regalare emozioni. Difficile da rendere il piano con una chitarra acoustica, though…
Joseph – I don’t mind scoperte per caso su un canale YouTube, preferite di gran lunga live nei video pubblicati, quando ci sono solo una chitarra e le loro voci. Ok, loro sono carine, ma la canzone e l’emozione che mettono mi ricorda le canzoni gridate di Glen, ed il messaggio passa
Colm Mac Com Iomaire – A farewell to the sea il violinista di Glen ai tempi dei Frames, scoperto per caso ascoltando una compilation di un festival irlandese; bello tutto l’album, questa è secondo me la canzone migliore
Rodriguez – Crucify your mind scoperto quasi per caso (Rodriguez), da un documentario TV a lungo dimenticato e poi ritrovato: tante belle canzoni, con significati profondi. Scelgo questa, perchè la suono anche io
Eddie Vedder – Girl from the North Country ok, so che è di Bob Dylan, ma preferisco la versione live di Eddie Vedder: per quanto anche l’originale mi piaccia, Eddie riesce a trasmettere la malinconia di questa canzone in modo così reale ed emozionante…
Glen Hansard – Winning streak album nuovo, canzone ripetuta ossessivamente; suonata in ogni salsa: con gli amici, a due voci con la band, sul sentiero di un faro ad agosto. May your winning streak, may it never end!
Ovvero: come ho suonato in uno stadio di fronte a 15’000 persone
Volevo pubblicare questo post ad un mese esatto dal concerto, ovvero il 24 agosto (due giorni fa, tre se ci metto molto a scriverlo), ma tra una cosa e l’altra mi accontenterò di scriverlo nella stessa settimana 😉
Per chi avesse vissuto sotto una roccia negli ultimi sei mesi: il 24 luglio a Cesena 1062 musicisti si sono trovati allo stadio ed hanno suonato un intero concerto (18 canzoni) davanti a circa 15’000 persone. Io sono stato uno dei 1062.
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Prequel
Tutto ha inizio il 1 aprile di quest’anno, ore 11:13 (ho controllato su Whatsapp 😉 ), quando il buon Federico mi manda un messaggio dicendomi che quest’anno i ragazzi di Rockin’ 1000 (che l’anno scorso avevano messo assieme 1000 musicisti per suonare una canzone dei Foo Fighters, per convincerli a venire a Cesena) hanno deciso di fare un intero concerto, di nuovo con 1000 musicisti, e mi chiede se mi piacerebbe andare a vederlo.
Vederlo? Tsk, andiamo a suonarci!, rispondo io. Le audizioni erano aperte, era necessario mandare un video in cui si dimostrava di saper suonare lo strumento prescelto. Mi trastullo un paio di giorni con l’idea, ed il weekend successivo prendo in mano la bimba, che non suono praticamente da due anni (ormai la mia vena musicale è acustica, come dimostrato in altre sedi), e produco questo.
Non ascoltatelo, è una performance abbastanza triste sull’assolo… ma indipendentemente dal mio giudizio, la cosa va in porto e due settimane dopo mi accettano!
Le prove
Non c’è moltissimo da dire sulle prove a casa: l’organizzazione ci manda dei video tutorial e le stesse basi che avremo poi in cuffia, e nell’arco dei tre mesi successivi provo le varie parti delle canzoni, sostanzialmente come chitarra ritmica (gli assoli sono fatti quasi esclusivamente dai musicisti solisti che ci preparano i tutorial).
Fast forward al 21 luglio, primo giorno di prove: dopo un po’ di fila per la registrazione, entriamo allo stadio ed iniziamo a provare. Quel giorno siamo solo chitarre (le altre sezioni provano prima e dopo di noi, o nel caso dei cantanti in un luogo a parte). Iniziamo tutti cauti (era stato fatto un po’ di terrorismo sul tenere volumi moderati e portare amplificatori piccoli), ma il Maestro dopo 30 secondi di prove ci dice di alzare a palla l’amplificatore, e per la prima (ed unica?) volta nella mia vita metto il master volume del Fender Mustang I a 9/10 e il volume della Fender Stratocaster a 9/10, e nonostante questo più che sentire con l’udito sento dentro me stesso l’amplificatore durante i brani (e sono solo 20 Watt a stato solido!).
Se volete avere una vaga idea di come potrebbe suonare “Seven nation army” in mezzo a 250 chitarristi…
Chiaramente sentite solo noi, gli altri strumenti non ci sono ancora e la base è in cuffia.
Tra il venerdì ed il sabato pomeriggio proviamo prima con bassi e batterie, poi con i cantanti, poi con tastiere, violini e cornamuse (!) la scaletta: certe canzoni sono un po’ noiose, altre sono qualcosa di fantastico, e si percepisce già così che sarà un’emozione unica, pur non riuscendo a sentire praticamente nessun altro a parte le batterie (bassi, cantanti e tutti gli altri strumenti sono troppo lontani e rivolti verso gli spalti perchè noi si riesca a percepire qualcosa).
Sabato sera la prova generale, con tanto di registrazione audio e video. Tutti i musicisti entrano allo stadio dalla curva lato ferrovia: un’emozione entrare sul prato tutti in fila in mezzo ai riflettori, anche se lo stadio è in realtà vuoto. Un’emozione anche quando, tra un accordo e l’altro, si ha tempo di pensare al fatto che si sta veramente suonando in una situazione unica e non dico irripetibile, ma sicuramente molto particolare.
Il concerto
Domenica 24 luglio: entriamo allo stadio dopo una lunga coda, perchè l’ingresso è scaglionato e siamo in ritardo: è piovuto tutta la mattina, ed i tecnici stanno piano piano riattivando la corrente a tutti gli amplificatori. Per fortuna funzionerà tutto. Posizioniamo lo strumento, proviamo l’amplificatore, poi fuori dal campo.
Passiamo due lunghissime ore seduti in curva, ad osservare lo stadio che va a riempirsi, mangiucchiando la cena: per quanto mi riguarda, un certo nervosismo inizia a farsi sentire, e dopo mezzo panino non riesco più a mandare giù altro. E’ vero, nessuno sentirà mai quanto sto suonando, ma io voglio fare comunque una cosa precisa e pulita, e per questo durante il concerto sarò quasi sempre nella mia posizione, mentre tanti si muovono verso gli spalti o addirittura staccano l’amplificatore e corrono di qua e di là anzichè suonare.
Finalmente, alle 21:00, entriamo sul campo come la sera prima, questa volta accolti dagli applausi di 15’000 persone. Prendiamo posizione, attendiamo che tutti si sistemino (le chitarre entrano per prime), e finalmente si parte.
Vi ho messo due video girati dai miei genitori ed il video ufficiale uscito finora, con “Rebel rebel”. Quando il giorno dopo andrò a sentire i primi video, finalmente sentirò i cantanti ed i bassi (e tutti gli altri strumenti), che mai avevo sentito per 4 giorni di prove e concerto.
Quindi?
Quindi un’emozione unica, un’esperienza indimenticabile: la prima volta in cui uso in pubblico la chitarra elettrica (finora mi era capitato di usare in pubblico solo quella acustica), la uso davanti a 15’000 persone in uno stadio, nella versione più loud possibile. Anche le sudate durante le prove sotto il sole, le due corde rotte durante il concerto (!), le file per la riconsegna delle cuffie, l’attesa prima dell’inizio: tutte cose che si possono rifare altre 2, 5, 10 volte (magari le corde rotte no…), pur di poter ripetere una simile avventura!
Siamo ora tutti in attesa di ulteriori video ufficiali o (più probabilmente) delle riprese e registrazioni ufficiali dell’evento.
La scaletta
Setlist
1) Bitter Sweet Symphony
2) Come Together
3) Gold on the ceiling
4) Born to be wild
5) Jumping Jack Flash
6) It’s a long way to the top
7) C’mom everybody
8) Seven Nation Army
9) Blitzkrieg Bop
10) Smell like teen spirit
11) Rebel Rebel
12) Police on my back
13) People have the power
14) Rockin in the free world
15) Song 2 Encore
1) Bis Rebel Rebel
2) Medley
3) Learn To Fly
Le canzoni migliori (per me): “Rockin’ in the free world”, “It’s a long way to the top”, “Smells like teen spirit”, e naturalmente il medley con i riff più famosi dei Led Zeppelin (e due riff di Jimi Hendrix, but who cares about him!).
L’effetto di queste canzoni, finora sentite solo dal centro del gruppo dei chitarristi, è qualcosa di unico; a distanza di un mese, ogni volta che mi passa in testa l’attacco di “It’s a long way to the top” dopo il primo assolo di cornamuse, ho in testa l’immagine dei batteristi che battono il quarto sui tom con una mano e tengono l’altra alzata in aria, e mi viene la pelle d’oca.
All’inizio del post ho messo alcune foto: la maggior parte mie, un paio fatte dai fotografi ufficiali. Al momento non ci sono foto ufficiali in cui ci sia anche io, se non l’ultima della serie, in cui mi vedete di sfuggita in alto a sinistra (la tracolla “Crime scene” gialla è inconfondibile).
Un enorme grazie a Federico, che ha scoperto l’evento e che ha dato inizio a tutto questo, ed a tutte le amiche e gli amici che sono venuti a Cesena a dare il loro supporto (ed a godersi l’evento 😀 )!
Mi è stato fatto notare, recentemente, che è parecchio che non pubblico più niente su questo blog! Quale modo migliore se non riprendere con la mia playlist delle 10 canzoni che hanno ossessionatoperseguitato reso musicalmente interessante questo 2015? Il range è piuttosto vario, sia come generi che come data della scoperta (alcune canzoni le conoscevo da anni, altre sono entrate nella mia libreria musicale praticamente un mese fa).
In fondo al post trovate un link alla playlist su Youtube, qui sotto invece un elenco delle canzoni con una motivazioncina… in alcuni casi personale, quindi può avere senso solo per me 🙂
Blackmore’s Night – Village lanterne se me lo chiedete oggi, ritengo sia la miglior canzone dei BN: non ha grandi assoli di chitarra, tutto sommato, ma datemi un climax ed io sono contento, a prescindere dal genere
Bruce Springsteen – Tougher than the rest una signora canzone d’amore, in pieno stile Springsteen (quindi non smielata ma quasi dura), con tanto di pezzo d’armonica (quasi) facilmente suonabile… e poi, anch’io voglio un cravattino texano!
Colin Hay – Waiting for my real life to begin scoperto grazie a Scrubs: un testo eccezionale, e rappresenta un po’ anche il mio stato attuale, in attesa che la vita vera abbia inizio… 😉
Florence + The Machine – Shake it out anche questa scoperta grazie ad un telefilm (HIMYM): altro testo molto bello, sul peso dei rimpianti ed in generale del passato, e di come sia difficile staccarcisi a volte
Glen Hansard – Bird of sorrow new entry (scoperta direttamente al suo al live all’Alcatraz), ed in questo momento la mia canzone preferita di Glen: inizia triste ma arriva ad essere speranzosa, e la parte “incazzata” è trasmessa con il grandissimo trasporto tipico del cantante irlandese; il significato malinconico e romantico è poi da brividi… se solo fosse facilmente cantabile!
Glen Hansard & Marketa Irglova – When your mind’s made up canzone piuttosto nota (da me), entra in classifica perchè è tutto sommato fattibile cantarla e la parte “incazzata” aiuta a sfogarsi quando necessario…
Iron Maiden – Rime of the ancient mariner anche questa è nelle mie playlist da un po’, ma quest’anno ho comprato “Powerslave” e quindi l’ho ascoltata molto di più: un capolavoro, riassume gli Iron Maiden alla grande: lunghi intrecci di chitarre e basso, una parte “sospesa” e poi il doppio attacco porta agli assoli…
Marketa Irglova – Crossroads entrata di recente: in generale adoro il pianoforte come strumento, e qui il testo è davvero bello
Yann Tiersen – Comptine d’un autre ete – L’apres midi la motivazione è la stessa: un gran pezzo per pianoforte
Augustin Barrios – Una limosna por el amor de dios (scoperta interpretata da John Williams, nella playlist la suona Ana Vidovic) pezzo classico stupendo: il tremolo resta un modo di suonare fantastico, e ribadisco come nessun altro tipo di chitarra, indipendentemente dagli effetti e dagli amplificatori usati (e, intendiamoci, ce ne sono che adoro) riesce a battere il suono delle corde di nylon di una chitarra classica…
C’è stato un periodo in cui si tendeva a prendere per i fondelli EXPO 2015, ogni volta che ci passavano davanti o gli articoli che descrivevano le iniziative ad esso legate, o le pubblicità in giro per la metropolitana o sui giornali, bollando il tutto con frasi del tipo “tanto non verrà mai realizzato”, “chissà quanto verrà a costare”, “un Paese come il nostro non si merita questo tipo di eventi perchè non è in grado di valorizzarli” etc.
Il tutto è stato incentivato dal festival di scandali che EXPO ha prodotto in questi anni, e dalla quantità di persone che ci hanno mangiato alla grande, essenzialmente con i soldi pubblici.
Eppure, da un anno a questa parte ho conosciuto diversi colleghi che hanno lavorato e lavorano per EXPO, su progetti diversi e con diverse responsabilità; colleghi come me, quindi assegnisti al Poli, una delle categorie direi meno privilegiate di sempre, all’interno di un sistema universitario come il nostro, con tutti i suoi problemi.
Ed ho smesso di prendere per il c**o EXPO, perchè mi sembra francamente di mancare di rispetto a chi per EXPO ci lavora veramente, a chi non ha mai visto un centesimo in più (se non il suo normale stipendio), e quindi a chi merita di vedere EXPO avere un minimo di successo e non merita di vederlo fallire, seppellito da tutte le maledizioni e sfortune che la gente comune, che vede solo chi ha rubato dei soldi, non esita a lanciargli, specie nei social media.
… sentiamoci liberi invece di continuare a maledire chi i soldi li ha rubati veramente 🙂
si addormentava quando suonavo la chitarra (naturalmente gli servivano 10 minuti buoni prima per decidere che l’oggetto “chitarra” non era una minaccia)
l’energia che aveva a fine giornata, dopo aver passeggiato per ore, la prima volta che siamo andati in montagna, quando aveva ancora voglia di correre su e giù per il prato dietro casa inseguendo una palla
la sensazione che avevi quando sentivi al tatto il cuore saltargli letteralmente fuori dal petto, mentre guardava la mamma rientrare a casa
l’acutezza dei sensi: era in grado di sentire un oggetto estraneo in casa a 3 camere di distanza, appena metteva zampa nell’appartamento; sono convinto che in alcuni casi sapesse che la mamma stava arrivando, o che il papà stava portando a casa il pane, quando la loro macchina era ancora dall’altra parte della piazza
quando lo sgridavi, si metteva tutto pentito nella cuccia, ma bastava uno sguardo perchè si sentisse perdonato e tornasse di corsa
a volte bastava un tuo sguardo per fargli capire che la mamma stava rincasando 🙂
la zampina che metteva sopra il bracciolo della sua poltrona per farti capire che fino a quel momento aveva scherzato, ma ora pretendeva delle coccole
come abbia miracolosamente sempre evitato di schiantarsi contro il muro del pianerottolo quando scendeva le scale di corsa
quando si metteva a correre d’improvviso sul marmo e per il primo paio di secondi scivolava e “sgommava” sul posto
come si faceva piccolo piccolo (per quanto possibile) se si sentiva incompreso
la corsa furtiva, quatto quatto, dallo studio al salotto quando riusciva a rubare della carta dal cestino
A dog doesn’t care if you are rich or poor, clever or dull, smart or dumb. Give him your heart and he’ll give you his. How many people can you say that about?
As some of you that follows me on Twitter may already know, I was at MakerFaireRome a few weeks back, and I couldn’t resist to buy the new Intel Edison board, the follow-up of Intel Galileo. Now, the board promises to be a lot of fun: it has a dual core Atom CPU (!), plus an Intel Quark microcontroller, 1 GB of RAM, 4 GB of disk, WiFi and Bluetooth: basically, everything in a really small form factor. There are some interesting things that I would really like to try, for example SparkFun sells a LiPo battery, and I am really curious how long it could last while powering up all the good stuff that I cited above, but that’s not the main topic for this post.
What I really wanted to try actually is the Intel XDK: for some reason, Intel decided to develop its own SDK for mobile applications, that uses open source frameworks such as Apache Cordova (that I didn’t know about, and which I am quite curious about now!) to allow developers to create their applications using HTML5, CSS and JavaScript and deploy them on all the OSes (Android, iOS, Windows Phone). At some point they also decided to extend their SDK to support their IoT efforts (XDK IoT Edition), and that’s what I was finally able to try yesterday: attach some hardware, deploy an app on the Edison and its companion app on Android, and see how the two of them react together (of course, you can develop apps for the Edison using the Android IDE, but there are more powerful ways to do that…).
The hardware
Edison and a couple of sensors and actuators
I have to admit that I put together a very simple experiment very quickly, so nothing fancy here: I dug up a proto shield for Arduino that I prepared some time ago, with just a couple of LEDs and a couple of buttons, and I put them together on the Intel Edison and Arduino breakout board, which is basically a board that exposes some USB ports, a slot for the Edison itself, and a set of headers to connect Arduino shields.
The thing that took more time was updating the Edison firmware: it is as simple as download the files from the Intel Website and put them in a partition that appears when you connect the board to a computer, except for the fact that noone tells you that the partition should be formatted in FAT32 before doing that (by default it is FAT): if you don’t, when you connect to the board through the serial port and execute the update, Linux is not able to read the files and fails (by the way, they use Yocto, of course!).
XDK, IoT Edition
XDK IoT
Anyway, once done that, I fired up the XDK: what Intel did was put together a C/C++ library that supports the usual hardware protocols (digital and analog I/O, SPI, PWM…), and they made a wrapper in Python and one in JavaScript, and this one is the one that the IDE uses: basically, you write an app using Node.JS, using any of the Node.JS libraries plus the one interfacing with the hardware, and then the IDE builds up the dependencies (whenever they need to be built) and packages them on the board. It supports deployment, start and stop from the IDE, and remote debugging (“remote” because the computer and the Edison communicate through a LAN, not through serial).
Now, I am quite new to Node.JS (i.e., it was the first time that I used it, since it is known that I consider JavaScript to be one of the worst languages ever), so what I did was take an existing template and play with it: the code that you see up there simply reads the status of the two buttons and updates the two LEDs according to which button is pressed (a standalone application, if you wish, that you can write as easily with the Arduino IDE). The “new” part is that it also fires up a Web server and creates a Websocket that periodically publishes the status of the buttons to whoever is connected to it. Starting the app, thus, means starting the standalone job and the Web server, that waits for anyone to connect to it.
The standalone part of the application was working (I did not make a video: it is too stupid as code to be worth it 🙂 ): it was time to find out how the smartphone counterpart works.
XDK, the smartphone counterpart
XDK smartphone
I started another existing template for smartphones, that was designed as a counterpart for another IoT template: basically, it shows a big grey circle and a text field, and it connects to the server that you specify on bootup, listening to the Websocket and updating the circle color and the text field whenever an update message arrives. The code is quite simple, and I made almost no modifications to the template: I maintained the same graphical layout and simply changed the message content that it receives from the Websocket (according to what I developed previously for the IoT app).
Bootup in the emulator
The editor part of the SDK is basically the same between the IoT and the smartphone parts: you are editing JavaScript in both cases. The smartphone part has several more tabs apart from the editor: first of all, the emulator. I am not sure but I think it uses the Intel virtualized capabilities of the hardware if available, or maybe it is only an emulator with HTML5 support: it was really fast to bootup (I am not sure because I was using it on Windows*, and I have no idea whether the virtualized capabilities are automatically started. I have not read much of the documentation for the XDK yet…); once started, it allows you to execute and debug an application, and see it using different graphical dispositions (the one in the screenshot is Nexus 4, but you have some Apple models and some Windows ones, plus others).
The IDE allows you to upload the app to the cloud and test it somehow: this is something I have to tried yet, so I cannot tell you much about it. If you don’t what to follow that route, you can simply test it on your devices: you need to install an Intel companion app that handles the communication with the XDK, and after that you can launch the execution on the device.
The app waiting for something to happen…
… something happened!
These are two screenshots that I took on my Nexus 5: the messages assume that someone is “knocking” by pressing the buttons on the shield connected to the Edison board. So it works! 🙂
Get the apk
Finally, you can build the APK: the XDK produces an ARM and an Intel version of the app, and you can download them and install them wherever you please, or put the in the various online markets. Of course, you can get the equivalents for iOS and Windows Phone (I have not tried, since I have no devices to try them).
Conclusions
All in all, the XDK is quite nice: it allows you to develop apps for IoT and smartphones using the same IDE, which for me is a very big plus. I found out the IDE to be a little unstable when moving from one app to the other, but then I installed an update and now it may be more stable (I found out about the update when I already finished my tests, so I have not tried it yet). I really need to explore more the Node.JS libraries on the IoT side and the JavaScript client libraries on the smartphone side (the XDK presents you with libraries for Facebook, Dropbox, Flickr, iTunes and much more, but I have no idea what they do or how they work), and also the Cordova API, that should allow the Web code to interact with the sensors inside the smartphone.
I have to say that I am quite interested in the idea of developing apps for all the smartphone OSes in one shot (yeah, I know is not a new idea…): as of today, I have only written native Android code, and I want to see what you can do using the HTML5 + JavaScript pair…