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Posts Tagged ‘Citazioni’

Ci soffermammo dietro un albero, sul limite del campo, a guardare. Intento all’opera, Giovanni non ci aveva ancóra veduti.

Egli avanzava pel campo dirittamente, con una lentezza misurata. Gli copriva il capo una berretta di lana verde e nera con due ali che scendevano lungo gli orecchi all’antica foggia frigia. Un sàccolo bianco gli pendeva dal collo per una striscia di cuoio, scendendogli davanti alla cintura pieno di grano. Con la manca egli teneva aperto il sàccolo, con la destra prendeva la semenza e la spargeva. Il suo gesto era largo, gagliardo e sapiente, moderato da un ritmo eguale. Il grano involandosi dal pugno brillava talvolta nell’aria come faville d’oro, e cadeva su le porche umide egualmente ripartito. Il seminatore avanzava con lentezza, affondando i piedi nudi nella terra cedevole, levando il capo nella santità della luce. Il suo gesto era largo, gagliardo e sapiente; tutta la sua persona era semplice, sacra e grandiosa.

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Camminavamo in silenzio, pensosi. Il sole inclinava all’orizzonte, lento. Una polvere d’oro impalpabile fluttuava nell’aria quieta sul nostro capo. La terra umida aveva un color bruno vivace, un aspetto di possanza tranquilla, quasi direi una pacata consapevolezza della sua virtù. Dalle glebe saliva un fiato visibile, simile a quello spirante dalle narici dei buoi. Le cose bianche in quella luce mite assumevano una straordinaria bianchezza, una candidezza di neve. Una vacca di lontano, la camicia d’un agricoltore, un telo spaso, le mura d’una cascina risplendevano come in un plenilunio. […] Passavamo per un sentiero alberato; e le foglie cadute stridevano sotto i nostri piedi; e, dove le foglie non erano, il suolo risonava come per cavità sotterranee, cupo.

– Quando ella sarà morta, – soggiunsi – io che farò?

Uno sgomento repentino m’assalse, una specie di pànico; e guardai mio fratello che taceva accigliato, mi guardai d’intorno per la muta desolazione di quell’ora diurna; e mai come in quell’ora sentii il vuoto spaventevole della vita.

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Charmed S04E21

I was dead before I met you, I was born the day you loved me, and my love for you will keep me alive. Forever.

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L’usignuolo cantava. Da prima fu come uno scoppio di giubilo melodioso, un getto di trilli facili che caddero nell’aria con un suono di perle rimbalzanti su per i vetri di un’armonica. Successe una pausa. Un gorgheggio si levò, agilissimo, prolungato straordinariamente come per una prova di forza, per un impeto di baldanza, per una sfida a un rivale sconosciuto. Una seconda pausa. Un tema di tre note, con un sentimento interrogativo, passò per una catena di variazioni leggere, ripetendo la piccola domanda cinque o sei volte, modulato come su un tenue flauto di canne, su una fistula pastorale. Una terza pausa. Il canto divenne elegiaco, si svolse in un tono minore, si addolcì come un sospiro, si affievolì come un gemito, espresse la tristezza di un amante solitario, un desio accorato, un’attesa vana; gittò un richiamo finale, improvviso, acuto come un grido di angoscia; si spense. Un’altra pausa, più grave. Si udì allora un accento nuovo, che non pareva escire dalla stessa gola, tanto era umile, timido, flebile, tanto somigliava al pigolio degli uccelli appena nati, al cinguettio d’una passeretta; poi, con una volubilità mirabile, quell’accento ingenuo si mutò in una progressione di note sempre più rapide che brillarono in volate di trilli, vibrarono in gorgheggi nitidi, si piegarono in passaggi arditissimi, sminuirono, crebbero, attinsero le altezze soprane. Il cantore s’inebriava del suo canto. Con pause così brevi che le note quasi non finivano di spegnersi, effondeva la sua ebrietà in una melodia sempre varia, appassionata e dolce, sommessa e squillante, leggera e grave, e interrotta ora da gemiti fiochi, da implorazioni lamentevoli, ora da improvvisi impeti lirici, da invocazioni supreme. Pareva che anche il giardino ascoltasse, che il cielo s’inchinasse su l’albero melanconico dalla cui cima un poeta, invisibile, versava tali flutti di poesia.

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Lev Tolstoj

In tutta la storia non c’è una guerra che non sia stata gestita dai governi, dai governi da soli, indipendentemente dagli interessi del popolo, per cui la guerra è sempre una sventura, anche quando è vittoriosa.

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Janna Malamud Smith

One way of beginning to understand privacy is by looking at what happens to people in extreme situations where it is absent. Recalling his time in Auschwitz, Primo Levi observed that “solitude in a Camp is more precious and rare than bread.” Solitude is one state of privacy, and even amidst the overwhelming death, starvation, and horror of the camps, Levi knew he missed it…. Levi spent much of his life finding words for his camp experience. How, he wonders aloud in Survival in Auschwitz, do you describe “the demolition of a man,” an offense for which “our language lacks words.”…
One function of privacy is to provide a safe space away from terror or other assaultive experiences. When you remove a person’s ability to sequester herself, or intimate information about herself, you make her extremely vulnerable….

The totalitarian state watches everyone, but keeps its own plans secret. Privacy is seen as dangerous because it enhances resistance. Constantly spying and then confronting people with what are often petty transgressions is a way of maintaining social control and unnerving and disempowering opposition….

And even when one shakes real pursuers, it is often hard to rid oneself of the feeling of being watched — which is why surveillance is an extremely powerful way to control people. The mind’s tendency to still feel observed when alone… can be inhibiting. … Feeling watched, but not knowing for sure, nor knowing if, when, or how the hostile surveyor may strike, people often become fearful, constricted, and distracted.

Safe privacy is an important component of autonomy, freedom, and thus psychological well-being, in any society that values individuals. … Summed up briefly, a statement of “how not to dehumanize people” might read: Don’t terrorize or humiliate. Don’t starve, freeze, exhaust. Don’t demean or impose degrading submission. Don’t force separation from loved ones. Don’t make demands in an incomprehensible language. Don’t refuse to listen closely. Don’t destroy privacy. Terrorists of all sorts destroy privacy both by corrupting it into secrecy and by using hostile surveillance to undo its useful sanctuary.
But if we describe a standard for treating people humanely, why does stripping privacy violate it? And what is privacy? In his landmark book, Privacy and Freedom, Alan Westin names four states of privacy: solitude, anonymity, reserve, and intimacy. The reasons for valuing privacy become more apparent as we explore these states….

The essence of solitude, and all privacy, is a sense of choice and control. You control who watches or learns about you. You choose to leave and return. …

Intimacy is a private state because in it people relax their public front either physically or emotionally or, occasionally, both. They tell personal stories, exchange looks, or touch privately. They may ignore each other without offending. They may have sex. They may speak frankly using words they would not use in front of others, expressing ideas and feelings — positive or negative — that are unacceptable in public. (I don’t think I ever got over his death. She seems unable to stop lying to her mother. He looks flabby in those running shorts. I feel horny. In spite of everything, I still long to see them. I am so angry at you I could scream. That joke is disgusting, but it’s really funny.) Shielded from forced exposure, a person often feels more able to expose himself.

(Private Matters: In Defense of the Personal Life)

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Se riesci a tenere la testa a posto quando tutti intorno a te
L’hanno persa e danno la colpa a te,
Se puoi avere fiducia in te stesso quando tutti dubitano di te,
Ma prendi in considerazione anche i loro dubbi.
Se sai aspettare senza stancarti dell’attesa,
O essendo calunniato, non ricambiare con calunnie,
O essendo odiato, non dare spazio all’odio,
Senza tuttavia sembrare troppo buono, né parlare troppo da saggio;

Se puoi sognare, senza fare dei sogni i tuoi padroni;
Se puoi pensare, senza fare dei pensieri il tuo scopo,
Se sai incontrarti con il Trionfo e la Rovina
E trattare questi due impostori allo stesso modo.
Se riesci a sopportare di sentire la verità che hai detto
Distorta da furfanti per ingannare gli sciocchi,
O guardare le cose per le quali hai dato la vita, distrutte,
E piegarti a ricostruirle con strumenti logori.

Se puoi fare un solo mucchio di tutte le tue fortune
E rischiarlo in un unico lancio a testa e croce,
E perdere, e ricominciare dal principio
e non dire mai una parola sulla tua perdita.
Se sai costringere il tuo cuore, tendini e nervi
A servire al tuo scopo quando sono da tempo sfiniti,
E a tenere duro quando in te non c’è più nulla
Tranne la Volontà che dice loro: “Tenete duro!”

Se riesci a parlare alle folle e conservare la tua virtù,
O passeggiare con i Re, senza perdere il contatto con il popolo,
Se non possono ferirti né i nemici né gli amici affettuosi,
Se per te ogni persona conta, ma nessuno troppo.
Se riesci a riempire ogni inesorabile minuto
Dando valore ad ognuno dei sessanta secondi,
Tua è la Terra e tutto ciò che è in essa,
E – quel che più conta – sarai un Uomo, figlio mio!

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Blood of elves

Intolerance and superstition has always been the domain of the more stupid amongst the common folk and, I conjecture, will never be uprooted, for they are as eternal as stupidity itself. There, where mountains tower today, one day there will be seas; where today seas surge, will one day be deserts. But stupidity will remain stupidity.

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I venti del destino soffiano quando meno ce lo aspettiamo. A volte hanno la furia di un uragano, a volte sono lievi come brezze. Ma non si possono negare, perchè spesso portano un futuro impossibile da ignorare.

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Antonio Gramsci

Il fascismo si è presentato come l’antipartito, ha aperto le porte a tutti i candidati, ha dato modo… a una moltitudine incomposta di coprire con una vernice di idealità politiche vaghe e nebulose lo straripare selvaggio delle passioni, degli odi, dei desideri. Il fascismo è divenuto cosí un fatto di costume, si è identificato con la psicologia barbarica e antisociale di alcuni strati del popolo italiano, non modificati ancora da una tradizione nuova, dalla scuola, dalla convivenza in uno Stato bene ordinato e bene amministrato…
La lotta di classe ha sempre assunto in Italia un carattere asprissimo per questa immaturità «umana» di alcuni strati della popolazione. La crudeltà e l’assenza di simpatia sono due caratteri peculiari del popolo italiano, che passa dal sentimentalismo fanciullesco alla ferocia piú brutale e sanguinaria, dall’ira passionale alla fredda contemplazione del male altrui. Su questo terreno semibarbarico che lo Stato ancora gracile e incerto nelle sue articolazioni piú vitali a stento riusciva lentamente a dissodare, pullulano oggi, dopo la decomposizione dello Stato, tutti i miasmi.

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