Camminavamo in silenzio, pensosi. Il sole inclinava all’orizzonte, lento. Una polvere d’oro impalpabile fluttuava nell’aria quieta sul nostro capo. La terra umida aveva un color bruno vivace, un aspetto di possanza tranquilla, quasi direi una pacata consapevolezza della sua virtù. Dalle glebe saliva un fiato visibile, simile a quello spirante dalle narici dei buoi. Le cose bianche in quella luce mite assumevano una straordinaria bianchezza, una candidezza di neve. Una vacca di lontano, la camicia d’un agricoltore, un telo spaso, le mura d’una cascina risplendevano come in un plenilunio. […] Passavamo per un sentiero alberato; e le foglie cadute stridevano sotto i nostri piedi; e, dove le foglie non erano, il suolo risonava come per cavità sotterranee, cupo.
– Quando ella sarà morta, – soggiunsi – io che farò?
Uno sgomento repentino m’assalse, una specie di pànico; e guardai mio fratello che taceva accigliato, mi guardai d’intorno per la muta desolazione di quell’ora diurna; e mai come in quell’ora sentii il vuoto spaventevole della vita.
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