– È quest’operaio, – rispose il maestro, – che è venuto a lagnarsi perché il suo figliuolo Carlo disse al suo ragazzo: Tuo padre è uno straccione.
Il padre di Nobis corrugò la fronte e arrossì leggermente. Poi domandò al figliuolo: – Hai detto quella parola? Il figliuolo, – ritto in mezzo alla scuola, col capo basso, davanti al piccolo Betti, – non rispose.
Allora il padre lo prese per un braccio e lo spinse più avanti in faccia a Betti, che quasi si toccavano, e gli disse: – Domandagli scusa.
Il carbonaio volle interporsi, dicendo: – No, no. – Ma il signore non gli badò, e ripeté al figliuolo: – Domandagli scusa. Ripeti le mie parole. Io ti domando scusa della parola ingiuriosa, insensata, ignobile che dissi contro tuo padre, al quale il mio… si tiene onorato di stringere la mano.
Il carbonaio fece un gesto risoluto, come a dire: Non voglio. Il signore non gli diè retta, e il suo figliuolo disse lentamente, con un fil di voce, senza alzar gli occhi da terra: – Io ti domando scusa… della parola ingiuriosa… insensata… ignobile, che dissi contro tuo padre, al quale il mio… si tiene onorato di stringer la mano.
Allora il signore porse la mano al carbonaio, il quale gliela strinse con forza […].
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