Ok, ho chiamato il post “Elegia” ma non ho intenzione di fare un poemetto così su due piedi, bensì di spendere due parole per una persona di cui sono stato al funerale questa mattina.
Alla fine della settimana scorsa è infatti venuto a mancare il dott. Marco Bono, presidente dell’associazione MeglioMilano, per cui e con cui ho lavorato negli ultimi nove mesi. E ciò che voglio dire qui, pur potendo sembrare retorico, è che, per quel poco che ho potuto conoscere di lui (quale può essere il rapporto tra il presidente ed uno stagista), è sicuramente stata un’ottima persona: poteva doverti dire due cose, ed allora rimaneva con te a parlare per un’ora, raccontandoti aneddoti sparsi nella sua vita di manager in giro per le aziende di Milano e nel mondo; e da come parlava, poteva divertirti per come prendeva un po’ in giro alcune personalità “bizzarre” del mondo “in” cittadino, oppure farti riflettere su come ci si dovrebbe comportare ovunque si lavori e qualunque posizione si occupi, sia nei confronti dei propri sottoposti sia in quella dei propri superiori.
E qui voglio riportare un aneddoto che ci ha raccontato almeno un paio di volte, e che può mostrare com’era lui nel suo lavoro ma penso sia simbolo di come ci si deve comportare nella vita, e voglio scriverlo qui per ricordarmelo un giorno in cui possa tornare utile anche a me.
Raccontava che ad un certo punto, parecchi anni fa, lavorava come manager in un’azienda (di cui non ha mai fatto il nome), e vedeva come gli altri manager a lui sottoposti arrivavano al lavoro con comodo, in tarda mattinata, e facevano praticamente i cavoli propri, non avendo l’obbligo di timbrare il cartellino, come invece doveva fare chi lavorava come dipendente. E lui, persona che era in ufficio alle 7.30, ad un certo punto decise che si trattava di una questione di rispetto verso gli altri, ed impose l’obbligo del cartellino: allora quelli gli scrissero addirittura lettere minatorie, ma lui non demordette, ed anche quei manager iniziarono ad andare al lavoro all’orario giusto.
Ebbene, io non ho ovviamente prove dell’autenticità di questo racconto, ma da com’era raccontato direi che era autentico, ed è così che voglio ricordare Marco Bono.
Requiescat in pace.
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