Fine anno, solita playlist: le dieci canzoni più ascoltate o più significative del 2023, come sempre influenzate dagli ascolti più o meno casuali su Spotify, dalle cover dell’anno o, finalmente, dal ritorno dei concerti di Rockin’ 1000 (ben due partecipazioni quest’anno!).
- The Frames – Fitzcarraldo: non sono troppo un entusiasta dei Frames, preferisco Glen Hansard da solo (anche se metà della band suona ancora con lui); tuttavia questa è una canzone che mi piace, e ne ho fatto una cover quest’anno (sostituendo il violino con una chitarra elettrica, naturalmente!)
- Fabrizio De André – Il ritorno di Giuseppe: la prendo come simbolo della registrazione del quintetto principale de “La buona novella”, fatto quest’anno; prendo lei perchè, come strumento etnico, al posto del sitar ho usato l’oud, che finalmente ha avuto la possibilità di essere suonato
- Eddie Vedder – The wolf: anche questa è simbolo della registrazione di tutto l’album di “Into the wild”; in questo caso questa è simbolica perchè quella che più si distanzia dall’originale, dato che invece di vocalizzi ho usato un’armonica
- Damjan Mravunac – Virgo serena: ammetto che questa ha vinto il wrapped di Spotify quasi esclusivamente perchè lo stesso Spotify me l’ha infilata in tutte le playlist autogenerate… resta bellina: il brano religioso è tradizionale o comunque esiste da parecchio, questa versione viene dalla colonna sonora di un videogioco
- Judas Priest – Painkiller: quando uno scopre i Judas Priest a 38 anni… canzone bella potente
- Nightwish – 7 days to the wolves: un Nightwish all’anno toglie il medico di torno; in questo caso andiamo sempre sulla versione live, da “Vehicle of spirit”, ed ha uno dei migliori suoni di basso che io abbia mai sentito: ruggisce
- Armand Amar – Home pt.1: questa viene da un documentario sulla Terra, che ammetto di non aver ancora visto; brano molto semplice e veloce, ma ha una melodia vocale etnica e molto haunting
- Coldplay – Yellow: questo entra in classifica perchè è stato suonato a Rockin’ 1000, ed in particolare la versione a Roma è stata molto emozionante, con i giochi di luce sia dal palco che dagli spalti grazie ai braccialetti luminosi del pubblico
- Muse – Knights of Cydonia: come il precedente, l’abbiamo suonato a Rockin’ 1000 ed è stato direi il miglior brano tra quelli suonati nei due concerti dell’anno
- Devin Townsend – Deadhead: non ascolto quasi per nulla Devin, ma questa canzone (riproposta praticamente da tutti i reactor su YouTube) è di quelle che generano una bella atmosfera metal; c’è un po’ di growl, che non sopporto, ma è sufficientemente poco da poter essere ignorato.
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